Ci avvisarono, ma non credemmo loro. Ci obbligarono a leggere i loro avvertimenti, ma non li prendemmo sul serio. Scelsero di mostrarci le conseguenze, ma scegliemmo di vedere senza guardare. È l’iter condiviso da tutti coloro che si sono imprigionati con il tabacco, da tempo immemore presente negli usi e costumi dell’uomo. Non c’è spazio per un personalmente. È un bisogno che ci siamo auto creati per molteplici motivi ma nessuno di questi parrebbe valerne la pena, alla fine dei conti.
In quella fine dei conti, avremo il respiro affaticato, la pelle solcata ed il pallore di chi non ha saputo dire no. O semplicemente non ha mai voluto farlo.
È allora quindi meglio una vita da schiavo, che pensa di esser libero, o una vita da liberi, che vorrebbero essere schiavi?
La verità è che fumare non è per tutti. Potenzialmente un fumatore potrebbe essere chiunque di noi e chiunque di noi ha delle peculiarità, e non tutte vengono incontro all’intrecciato e complesso dilemma della dipendenza dal fumo.
È doveroso inoltre prendere in considerazione le circostanze che ci hanno avvicinato alla sigaretta, e quelle che ci riportano sempre a lei, anche dopo tanti sforzi.
Online troviamo infiniti siti web che elencano conseguenze, motivazioni, criticità e benefici sul tema, ma nessuno regge il confronto con la tentazione fisica e psicologica della nicotina.
Ti costa, in denaro, tempo, e salute. Ma come tutte le cose per cui paghiamo, non ti abbandona, ed è sempre disponibile. È quel vizio fai da te che si presenta sempre nei momenti di stress, che non manca mai all’appello in un momento di sconforto.
Ricordo la sigaretta più soddisfacente che fumai, l’10 giugno 2016, era giunta la sera. Il buio. Appena circa tre ore prima mi trovavo in ambulanza per la seconda volta nell’arco di un mese. Su una sedia a rotelle, sgattaiolai via dal pronto soccorso per rollarmi una sigaretta, attesa con agonia. Fumavo, ed attendevo di sapere come stesse la passeggera che era in moto con me, durante lo scontro, mentre guardavo mia madre attraverso i vetri dell’ospedale discutere con i carabinieri, che da lì a poco avrebbero deciso la mia sorte.
Buttai via il mozzicone, e rientrai timidamente. Nulla era cambiato, avevo solo una sigaretta in meno. Ed il battito più accelerato.
Ci avevano avvisato, ma non avevamo creduto loro. Ci obbligarono a leggere i loro avvertimenti, ma non li prendemmo sul serio. Scelsero di mostrarci le conseguenze, ma scegliemmo di vedere senza guardare. È l’iter condiviso da tutti coloro che si sono imprigionati con il tabacco, da tempo immemore presente negli usi e costumi dell’uomo. Non c’è spazio per un personalmente. È un bisogno che ci siamo auto creati per molteplici motivi ma nessuno di questi parrebbe valerne la pena, alla fine dei conti.
Alla fine dei conti, così parrebbe.
2 pensieri riguardo “Fumare non è per tutti.”