Non conosco degli aggettivi in grado di dare anche solo una vaga idea di quello che questa persona significhi per me.
Il primo impatto fu brusco. Una saltellante e gioiosa nuova compagna di classe stupita di aver conosciuto un compaesano tra i banchi di scuola del liceo.
Impacciata ma espansiva, fin dal primo giorno in cui la conobbi mi diede dimostrazione della sua singolarità. Io ero timido, ma soprattutto, intimorito da una personalità così fuori dagli schemi. Ricordo che alla fermata del bus, le feci notare che il suo zaino stava gocciolando, e così, tutta agitata, incominciò a svuotarlo alla ricerca del suo succo di frutta, e nel farlo, mi chiese di reggere i suoi effetti tra cui il suo cellulare, grondante ed appiccicoso, il tutto decorato da un nauseante odore di pesca. Ero basito, fondamentalmente al suo posto io mi sarei messo a piangere per tale ‘inconveniente’. Ma lei mi sorrise, convincendomi del fatto che per lei fosse un classico.
Questo è il modo in cui conobbi lei, Joana. Il corso degli eventi tradotto in anni vide lo sviluppo del più strano e interconnesso rapporto che io abbia mai avuto. Agli albori, non mancarono le diatribe, vi furono di lunghi periodi di silenzi e dissensi, risolti con la semplice evoluzione del tempo, dei tempi, ed una maturazione che solo gli anni del liceo riescono a darti.
Joana è la ragazza con il carattere più forte che io conosca, in assoluto. Lei è una combattente, e come tutte le combattenti ha visto perdere diverse battaglie, ma come le più audaci ne ha incominciate altrettante. Molte sbagliate, secondo il pensiero comune, battaglie vittime di sbagli di chi è sempre stato costretto a lottare.
La mia empatia nei suoi confronti è sempre stata smisurata, pur non conoscendo la sua storia, nei suoi occhi riuscivo a leggere quello che gli altri non vedevano.
Negli anni si consolidò quel genere di confidenza che pochi conoscono, quella del non te lo dico, ma so che potrei dirtelo, e questo mi basta. Una delle più speciali.
Arrivò la fine del liceo, ed entrambi ci iscrivemmo alla facoltà di Scienze della Comunicazione al Campus Universitario di Savona la quale scelta, ci aprì le porte della semiconvivenza per 3 preziosi anni.
Inutile dire quanto vivere la quotidianità con una persona 24h su 24h rafforzi un rapporto. Nessuna idolatria, ma tanta bramata consapevolezza. Nell’effettività dei fatti, credo che nessuno mi conosca nel modo in cui mi conosce lei, e nessuno la conosce nel modo in cui la conosco io.
Oggi basta uno sguardo, e ci capiamo al volo. In realtà, non abbiamo bisogno neanche dello sguardo, in questi anni siamo cresciuti così in simbiosi da sviluppare un analogo meccanismo di pensiero, e abbiamo raggiunto un livello di conoscenza tale da riuscire a prevedere ogni nostra azione, pensiero, parola.
Insieme ci siamo divertiti, insieme ci siamo annoiati, ci siamo insultati e ci siamo ubriacati. Insieme abbiamo fatto i vandali, abbiamo chiesto passaggi a sconosciuti, abbiamo camminato a vuoto giornate intere, ci siamo persi, abbiamo dormito nei letti altrui in case di altrettanti sconosciuti, insieme abbiamo fatto incidenti, insieme siamo caduti sull’asfalto rovente ed insieme abbiamo riso, della strana storia che è la vita.
La sua intelligenza e la mia versatilità ci hanno sempre permesso di affrontare i più disparati temi trovando sempre un punto d’accordo nonostante i nostri divergenti punti di partenza. Ma soprattutto, una cosa affascinante di questa ragazza è sempre stato il fatto che lei non vede gli altri come la maggior parte di noi. Questo le permette di avere un concetto di apparenza totalmente differente da quello più comunemente condiviso. Volgarmente, lei non si ferma alle apparenze. Va oltre ad ogni cosa che chiunque di noi non riuscirebbe ad ignorare.
Insieme abbiamo fatto un infinità di cose in una intimità intellettuale tale da cader spesso nel banale errore dell’ “tanto lei/lui c’è”.
Perché, in effetti, c’eravamo.
Ed insieme, abbiamo anche condiviso i momenti più duri che una persona possa vivere. Letteralmente.
Cose come quelle che abbiamo provato insieme noi, vanno oltre gli anni, vanno oltre al quante volte ci si vede e per quanto, vanno oltre il giusto e sbagliato, vanno oltre il luogo, vanno oltre tutto. E ti legano, volente o nolente, per sempre.
Con la fine delle lezioni e l’incombente anno di laurea, le nostre strade per la prima volta dopo 8 anni si sono separate. E mai avrei pensato di poter sentire la sua mancanza, la mancanza di qualcuno che ero sempre stato abituato a vivere. Ma tra le sue innumerevoli doti che sono stato costretto a omettere, voglio esporne un’ultima.
Più una situazione si fa emotivamente spiacevole, più lei si rafforza. Anche se il cuore piange, fuori ride. Standole accanto in questi anni ho imparato cosa significa trarre beneficio dalla resilienza ed è così che ho incominciato ad affrontare la separazione delle nostre strade, come mi ha insegnato lei.
Lottando. Contro quello che pensano gli altri. Contro i nostri sbagli. Contro le apparenze. Domani è un’altro giorno.
Sorridiamo, anche se dentro piangiamo. Arriverà il giorno in cui rideremo così forte che persino il cuore sarà costretto a strapparsi un sorriso, per poi concedersi alla morbida speranza.
Se la mia vita fosse un palazzo, indubbiamente lei sarebbe una delle mie colonne portanti.
Con affetto,
𝓒𝓪𝓻𝓭𝓲𝓫𝓾𝓼
Bellissima la foto di voi due sulla spiaggia…. vorrei tanto sapere se poi le vostre strade si sono incrociate di nuovo.
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Da allora percorriamo strade diverse, ma parallele!
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