Faremo la storia che racconteremo ai nostri nipoti. Ogni giorno che passa, scriviamo il racconto che romanzeremo ai nostri cari e ai più giovani, quando incuriositi e bisognosi di lezioni di vita verrano da noi.
Ho cercato di posticipare questo articolo il più lungo possibile, ma temporeggiare contro il corso degli eventi non ti permette di stare al passo con essi. Il 30 giugno 2017 si è conclusa a tutti gli effetti la mia permanenza ai dormitori del Campus di Savona, la quale non coincide non la fine della mia carriera universitaria, ma con la fine delle lezioni della triennale ed un rientro a casa finalizzato a dare gli ultimi esami e la tesi.
Se mi guardo indietro, vedo quel ragazzo che quel ormai lontano 21 settembre 2014 prese le valigie in mano per il viaggio più costruttivo della sua vita, e lo guardo, con un po’ di malinconia, invidia per la beata e persa innocenza, ma allo stesso tempo con fierezza.
Da allora sono cambiate tante cose. Tante persone se ne sono andate. Alcune sono state trascinate via dalle disgrazie. Due miei compagni scout erano ancora vivi. Avevo ancora il mio animale domestico. Altre se l’é portate via il tempo.
Allora partitii con la mia compagna di viaggio, e al mio fianco avevo un fidanzato.
Quella sera di giugno, invece, tornai a casa, solo.
Quando intraprendi un viaggio, e parti con qualcuno, e nel mentre si aggregano altre persone, tornare soli fa riflettere.
Nelle altre persone c’è la preziosissima Valentina, che è stata rapita dal vortice degli eventi.
Ma se sposto lo sguardo un po’ più in là, intravedendo il presente, vedo tutta la strada che ho fatto. Tutte le persone che ho conosciuto, e quello che ognuna di queste nel suo piccolo mi ha dato.
Tante, davvero tante persone. Tante realtà. Tante storie. Tanto tutto.
Ed il tempo non può privarti di questo. È l’unico dono che ti lascia.
Devo al Campus moltissimo, agli alloggiati, ai professori, ai colleghi, ai compagni, agli amici, al mio storico compagno di stanza, alla responsabile dei dormitori, a tutto quel mondo racchiuso tra quelle spesse ed intimidatorie mura.
Vivere da soli, ma insieme.
Quel posto che un tempo temevo così tanto, e che riuscì a diventare casa mia. Ma come la canzone cita, nessun posto é casa mia. I posti sono semplicemente persone.
Il mio posto sono le mie persone, e con loro, sarò sempre a casa, ovunque mi troverò.
Ed è quindi con piena consapevolezza del percorso compiuto ed orgoglio che ringrazio e dico,
addio, Campus.
Un pensiero riguardo “Addio, campus.”