Fin da piccolo ho sempre pensato che i grandi fossero perfetti.
Che nella crescita verso l’età adulta ci perfezionassimo fino a giungere un grado di maturità tale da concederci la serenità di essere infallibili.
Nei momenti di sconforto, da bambino, spesso mi dicevo tra me e me, “va beh, ma quando sarò grande non avrò più problemi, basta crescere ed aspettare”.
Guardavo i ragazzi più grandi di me con invidia. E ogni qualvolta mi rivolgevo ad un adulto, lo facevo con ammirazione perché ci avevano insegnato che loro possono aiutarci. Ed ho ingenuamente sempre pensato che potessero farlo grazie alla loro infallibilità.
Così il tempo passò, e lo scorrere degli anni mi portò alla maggiore età che mi permise di prendere la patente tanto ambita da bambino. Ma mi accorsi a mie spese che guidare un veicolo è bello, ma anche dispendioso, e pericoloso (vedi L’incidente, ndr).
L’adolescenza e la pubertà che mi fecero riscoprire il mio corpo mi aprirono il mondo tanto bramato ma taciuto del sesso. Purtroppo, crescendo presi conoscenza anche di tutte le complicanze ad esso connesso, alla delicatezza e all’attenzione che vi bisogna prestare, facendogli perdere il fascino della spontanea innocenza.
Da bambino sognavo di lavorare da grande, essere una persona importante con un altrettanto importante guadagno, ma ad oggi ho dovuto fare i conti con un iter completamente differente da quello sognato fino a non troppo tempo fa.
Di nascosto, come ognuno di noi, ho sempre sognato l’amore, in tutte le sue sfaccettature. Sono stato partorito in un mondo di dolore dal quale hanno tentato di salvarmi per poi ritrovarmi in una quotidianità che non smette mai di metterti alla prova. Ed ho conosciuto il male dell’amore, e la solitudine.
Gli anni passano, ed ora ho 22 anni. Se mi guardo indietro e penso a tutto quello che pensavo che avrei raggiunto a questa età mi sento in ritardo, vecchio. Come se avessi già vissuto tutto quello che c’era da vivere. L’età per gioire delle cose che bramavo l’ho già raggiunta e non ne sto traendo i benefici sognati.
Ho 22 anni: sono grande. Un adulto, per certi versi. E non sono infallibile. Così come non lo sono gli stessi adulti che 15 anni fa guardavo con ammirazione.
Come il mio primo padre affidatario (vedi La Mia Storia, ndr), che incontrai due giorni fa sulla metro.
Non lo vedevo da 13 anni. Salii in metro assonnato, quando venni placcato da un uomo che non riconobbi subito. Sulla sessantina, capelli bianchi, robusto. Era uno dei miei vecchi papà, spaventosamente invecchiato. Parlò tanto, spiegando l’inspiegabile, ed io mi limitai ad ascoltare, vittima dello shock.
I dettagli dell’incontro sono irrilevanti per la riflessione che voglio fare. La sostanza é che gli adulti non sono perfetti. Gli adulti possono fare del male.
La patente non è una benedizione, è una responsabilità che può diventare un’arma.
Il sesso non è la cosa più bella della vita, è una temporanea liberazione di un bisogno fisico a cui non possiamo sottrarci e che se fatto con disattenzione, può creare problematiche molto serie.
L’amore non è solo la ruota che fa girare il mondo, ma è anche la stessa ruota in grado di farlo affondare.
Con l’arrivo dei 22 anni la beata innocenza della giovinezza che speravo mi sarebbe appartenuta per altri anni se ne è andata. Ma ha fatto spazio a tanta consapevolezza.
Un pensiero riguardo “Antiage.”