È cambiato tutto, ma non è cambiato niente.
Non è immediato, non accade in un giorno. Ma non accade neanche attraverso quel lume di coscienza improvvisa, spesso narrata nei romanzi, dove un giorno, un specifico giorno, ti svegli, e guardandoti attorno, ti accorgi del tempo passato, e della quantità di cose che sono mutate attorno a te.
Sono tanti piccoli giorni. Tanti piccoli lunghi giorni. Sono tanti risvegli, e tanti rientri la sera, dopo una giornata di lavoro, o un’uscita con gli amici, che una volta rappresentava il quotidiano, ed ora un’attesa occasionalità.
È passata così tanta acqua sotto i ponti, tale da scordare da dove arrivasse, e tale da farci dimenticare dove fosse destinata. E in questo silente tragitto, un’infinità di persone, luoghi, aneddoti ed avvenimenti, sono trascorsi.
La cosa a mio avviso più disorientante, è la percezione altrui, così prevedibilmente frammentata: vi sono persone che corrono così forte da non vedere nemmeno la strada percorsa, ed altre che, a medesimi ritmi, riescono a farlo, ma non ne sono interessati.
Altri ancora camminano senza fretta, cautamente consapevoli che lo sguardo indietro è lecito, che voltarsi è umano, ma che non riporre seguentemente lo sguardo sul presente è pericoloso.
E che così come alla guida, puoi incappare in un terribile sinistro.
Altri eccedono in previdenza, che li porta a guardare così avanti, così oltre, così al futuro, da bruciarsi il presente, buttando il passato.
Ed è così che quella che sembrava una percezione diviene semplicemente un bilanciamento. Una bilancia, che ognuno di noi, più o meno consapevolmente, sceglie di tarare al fine di raggiungere quelli che ritiene essere i propri traguardi.
Ma i pesi che mettiamo su questa bilancia, crescendo, a 27 anni, sono quelli che ci dividono sempre di più, differenziandoci attraverso delle scelte che spesso non sapevamo che avremmo dovuto compiere, ma che delineano e delineeranno l’adulto che abbiamo scelto di diventare.
Ed è così che passo dopo passo, le persone intraprendono “la propria strada”, quelle strade arricchite di percorsi di studi conclusi, di posizioni lavorative ottenute, trasferimenti, convivenze, matrimoni, e genitorialità attese come un bimbo attende la mattina del 25 dicembre.
E quando cresci insieme alle persone, quando vivi insieme alle persone, quando ogni giorno sei naturalmente circondato da persone, compararsi a loro è tremendamente istintivo. E sbagliato.
Nel 2016 scrissi un articolo nel quale raccontavo come ognuno di noi fosse “nel proprio tempo”.
Ed è straordinario realizzare quanto tutto ciò sia ancora tremendamente attuale, ma allo stesso tempo pericoloso. Perché essere consapevoli non può diventare un alibi per nascondersi dietro le ante delle nostre latitanze.
Io quell’armadio negli anni l’ho aperto e richiuso diverse volte, ma l’ho sempre portato con me. Anche quando avrei desiderato esser più leggero.
Poiché vi sono ancora diversi cassetti in disordine, alcuni li ho riordinati col tempo, con fatica e costanza, altri si sono disordinati strada facendo, costringendomi a tentare di sistemare l’apparente insistemabile.
Purtroppo, anno dopo anno, i bagagli sembrano pesare sempre di più.
Ma forse, è solo il segno del fatto che abbiamo fatto tanta strada.
